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La presenza dei migranti anche nel territorio della Provincia di Venezia è diventata stabile e strutturale, deve pertanto provocare risposte politiche adeguate e quindi di lungo respiro.
C’è chi agita lo spettro dell’immigrazione come uno spauracchio che risveglia le paure più profonde della collettività, e questo, soprattutto in tempi di recessione economica e di insicurezza complessiva, può stroncare i tentativi di creare spazi comunicativi di conoscenza reciproca, tra cittadini stranieri e italiani. La diffidenza, i pregiudizi e gli stereotipi, coltivati ad arte, generano una “paura dello straniero” che fa leva sugli istinti più irrazionali delle persone.
Nessuna fortezza però può impedire a milioni di donne e di uomini di attuare il proprio diritto di fuga dalla fame e dalle guerre, dalle persecuzioni politiche e dai saccheggi ambientali, nulla può fermarli nella realizzazione del loro desiderio di costruirsi un proprio diverso percorso di vita, più libero dalle ingiustizie. L’immigrazione deve essere affrontata nella sua complessità di fenomeno globale, causato dalle sperequazioni economiche tra nord e sud del mondo e dal disordine mondiale provocato dalle guerre.
Le migrazioni vanno considerate un fenomeno culturale, oltre che sociale ed economico, da affrontare con politiche che rafforzino i diritti di cittadinanza e l’inserimento sociale dei migranti.
E’ tempo di pensare a una cittadinanza svincolata dalla nazionalità, per assicurare uguali diritti a tutte le persone che risiedono su un territorio, una cittadinanza che sia sostanziale, comprendente i diritti primari all’abitazione, alla salute, all’istruzione e alla formazione, senza alcuna discriminazione, diritti che devono essere garantiti oltre che riconosciuti.
E’ necessario che le competenze in materia di rinnovi e di ogni altra pratica civile siano affidate agli Enti locali, i quali dovrebbero creare una rete che si occupa dei diritti dei migranti, ponendo in essere forme di cooperazione istituzionale e sociale, per ridurre e semplificare tempi e procedure; la nostra Provincia si sta già attrezzando in questo senso con le varie Istituzioni interessate, e con le realtà diverse che si occupano di queste specificità.
Occorre attivare un processo reale di partecipazione attiva e di integrazione. Un’integrazione che deve essere dialogo tra diversi, che implica quindi la conservazione delle differenze, il riconoscimento e la valorizzazione delle diversità. L’integrazione vera richiede reciprocità, riconoscimento della necessità dell’altro per costruire la propria identità, non è perciò omologazione, né tanto meno buonismo, può provocare “conflitto”, un conflitto positivo però, basato sul dialogo e che favorisce la conoscenza reciproca.
Dall’incontro delle diverse esperienze, dall’accoglienza e dall’accettazione, dall’ascolto e dalla conoscenza reciproca nascerà un nuovo meticciato e non solo nel senso fisico. Non esistono “razze” pure, ognuno di noi è il risultato di un percorso nei secoli della storia, in cui le origini magari si perdono. Deve radicarsi una visione policulturale, una concezione che veda ogni cultura come un sistema in continuo cambiamento, caratterizzato da contaminazioni permanenti e mai rigido e determinato una volta per tutte. Questa può e deve essere l’integrazione: un processo di crescita comune e di arricchimento reciproco, profondamente umano e altamente sociale.
Una donna immigrata, in un’assemblea, ha affermato: “Noi non portiamo voti, però portiamo futuro e portiamo addirittura ricchezza, perché la diversità è ricchezza”, un ragazzo pakistano ha aggiunto: ”Un giardino con tanti fiori colorati è un bel giardino”.
L’Osservatorio Studi sull’ Immigrazione, voluto dall’Amministrazione Provinciale, è un utile strumento per avere la conoscenza costantemente aggiornata del fenomeno migratorio in ambito locale e per poter quindi attuare una politica che promuova realistici ed effettivi percorsi d’ integrazione per i nuovi arrivati e per gli stranieri già regolarmente soggiornanti in Italia, anche attraverso la semplificazione amministrativa, avvicinando le parti (Ente – Cittadino) e abbreviando i tempi, favorendo la conoscenza e l’incontro dei bisogni.

                  

Assessore alle Politiche Sociali